Che palle!
Eh sì, che palle. Sempre lì con il righello a misurare l’uccello e resta poco tempo per tirar fuori le palle. Per l’appuntamento con il letto ci vogliono l’uno e le altre. In testa e in mezzo alle gambe.
Ma resto un attimo sul pezzo (di carne), cioè sul membro.
Manhood: the bare reality è il felice libro di Laura Dodsworth, celebre fotografa inglese che ha raccolto 100 peni di ogni età ed etnia con relative interviste ai proprietari.
Enlarge your penis, lo sappiamo, è l’amo allettante a cui molti uomini abboccano. Qualsiasi mezzo pur di avere uno strumento voluminoso no? Per il maschio il cazzo grosso è irresistibile. La gara a chi ce l’ha più lungo va in scena negli spogliatoi di tutto il mondo tutti i giorni, tanto per dire. Laura Dodsworth mette dunque a nudo il pene e le sue pene. Il maledetto senso di inadeguatezza o la tronfia fierezza virile.
Ci sono dentro tutti: dall’eiaculatore precoce al prete, dal feticista al palestrato, dal porno-addict al sopravvissuto al cancro: uomini di ogni ceto sociale e religione, etero o gay, single o accoppiati.
Storie. E, davvero, non solo storie del cazzo. Storie di mascolinità e di fatica a stare al passo con ciò che si chiede al pacco in mezzo alle gambe. Dagli iperdotati agli ipersensibili passando da una carrellata di realtà complesse, tenere o curiose, che svelano il complesso rapporto con Willy, Pippo, Birillo o come lo volete chiamare. Tra impotenze e potenze, escamotage e fragilità, ne escono ironie e ossessioni.
Da qualche parte e con sintesi piuttosto tosta si dice “non lungo che tocchi, non largo che turi, ma duro che duri”. L’effetto è smitizzare le misure a vantaggio della funzionalità. Ma basta? No, “Manhood: the bare reality” svela giustamente quanto abile possa farsi la bocca quando l’arnese non è più prestante…
Insomma la sessualità è un territorio sconfinato, è deleterio relegarlo a una manciata di centimetri.
Più dei dispositivi e delle pastiglie contano le palle ovvero il cervello. Un pensiero erotico straordinario può sfondare, ricordiamocelo.
Il fallocentrismo, tendenza difficile da contenere, non sta tutto in un paio di slip. Le dimensioni generose non sono sempre garanzia di successo. La banana del resto come la giudichiamo? Forse dal gusto!
Ammesso che la perfezione sia di questo mondo, il pene perfetto è su misura per il godimento. Piace a uomini e donne.
Il pene perfetto per me è quello che ti fa godere e fa godere chi gioca insieme (donne)
Il mio sesso si esplicita con i cinque sensi uniti all’empatia, poi la penetrazione è il complemento che unisce carnale te, per cui il mio pene è un mezzo non è lo scopo.
Brava!
Mai avuto di questi problemi e mai fatto gare del genere… ci sono cose ben più gravi e negative in un uomo che avere il pene piccolo o non adeguatamente grosso…. personalmente penso ci vogliano ben altre doti posizionate nell’altra testa (e non quella del cazzo) per divertirsi e far divertire….
Come diceva Cruif
Per giocare a calcio serve la testa, poi le gambe aiutano